No, non mi sono ammattita. Lo so che sono giorni, settimane, forse mesi che leggi di tutto e di più sul narcisismo patologico. So anche che il giorno che hai capito di aver avuto a che fare con un narcisista ti sei sentita sollevata e disgustata insieme, vittima e guerriera, arrabbiata ma anche felice per la consapevolezza guadagnata.
So anche, però, che probabilmente ti sarai chiesta, ad un certo punto della relazione (e precisamente poco dopo aver cominciato a prendere le distanze dal tuo ex), se la narcisista non fossi tu o se, a furia di condividere la tua vita con un narcisista non lo sia diventata anche tu, quasi per un lento ed inesorabile processo di contagio. Forse l’hai pensato quando per la prima volta non hai risposto a un suo messaggio o quando l’hai bloccato su tutti i social. Forse è successo quando hai smesso di cercare chiarimenti e ti sei chiusa in un rassegnato silenzio o quando hai deciso che avresti raccontato a tutti quello che hai subito, senza più proteggerlo, senza giustificarlo. Immagino che tutti quei termini di cui ti sei resa edotta negli ultimi mesi (ghosting, trattamento del silenzio, mistificazione) ti si siano ritorti tutti contro, fino a farti sospettare di non essere poi così diversa da lui.
“Non è che la narcisista sono io, dottoressa?” è una domanda che ho ascoltato tante volte dentro la stanza di terapia. Spesso è pronunciata con tono preoccupato e occhi sbarrati, occhi che cercano nei miei la conferma di non essere fatti della stessa sostanza del partner da cui si sta provando a scappare.
La risposta, che pure vorrebbe essere semplicemente un “no”, è più complessa di così, ma non per questo deve preoccupare.

Per rispondere è necessario innanzitutto distinguere tra narcisismo sano e narcisismo patologico.
Questi due termini non sono sinonimi e non vanno utilizzati in maniera intercambiabile. Narcisismo sano e patologico, sono i due poli estremi di un continuum, una sorta di “spettro” del narcisismo dove le differenze tra l’uno e l’altro sono per lo più di natura quantitativa, non qualitativa. Una quota “sana” e “adattiva” di narcisismo è infatti auspicabile che ognuno di noi ce l’abbia. Non riguarda altro che la capacità di dirsi da soli che si è bravi (senza però trascurare il valore delle critiche) o di distinguere il piano professionale da quello personale (per esempio non sentirsi dei completi incapaci se lavorativamente non si riesce subito a raggiungere la posizione ambita). In sintesi il narcisismo sano ha a che fare con la capacità di mantenere uno sguardo amorevole verso “il Sé che sbaglia”, accettando di avere dei limiti. Spesso, chi sperimenta una dipendenza affettiva, ha in riserva una quota di narcisismo sano del tutto insufficiente. Questo significa che tenderà a considerarsi un fallito se non riuscirà a conquistare l’oggetto del suo amore, perché tutto ruota attorno a lui e, perdendo lui, niente avrà più senso, nemmeno quella promozione lavorativa tanto agognata e finalmente raggiunta dopo anni di sacrifici.
In tal senso, dunque, non sei narcisista affatto e, anzi, se hai avuto una relazione con un narcisista patologico e hai sperimentato una dolorosa dipendenza affettiva, il problema è al contrario che probabilmente questa quota “fisiologica” di narcisismo sano potrebbe essere incentivata, almeno nella direzione dell’amor proprio. Una buona psicoterapia mira anche a fare in modo che tu possa recuperarla, o conquistarla (nel caso in cui la tua storia familiare e personale, precedente alla relazione, non ne abbia mai permesso un adeguato sviluppo).
In secondo luogo bisognerà introdurre un terzo costrutto, che chiameremo “narcisismo nevrotico” o “nascosto”, accogliendo la definizione che ne dà Alice Miller, famosa saggista e psicoterapeuta che a lungo si è occupata di infanzie infelici. Sì, perché chi sperimenta da adulta una dipendenza affettiva, spesso, è stata una bambina (ma anche un bambino, vale anche al maschile) la cui infanzia è trascorsa nel tentativo di guadagnarsi la stima e l’affetto di due genitori troppo distratti o carichi di problemi per occuparsi delle sue esigenze. La piccola impara così che “se farà la brava”, ovvero se non disturberà i suoi familiari così tanto impegnati a fronteggiare i problemi che la vita ha riservato loro, se metterà da parte richieste, desideri e ambizioni, allora potrà meritarsi il loro amore. Divenuta adulta, sentirà un grande vuoto interiore come conseguenza dell’essersi negata di entrare in contatto con le sue emozioni più autentiche e profonde, avendole dovute accantonare per compiacere le persone che ama di più al mondo e da cui dipende la sua sopravvivenza (i genitori). Contemporaneamente però si convincerà di avere l’enorme potere di convertire all’amore per lei chiunque, persino chi non ha nessuna voglia di amarla, o peggio, persino chi ne è totalmente incapace per via di un disturbo, serio e pervasivo, della personalità. Il concetto di amore, per la dipendente affettiva, sfuma rapidamente in quello di sfida. L’onnipotenza con cui certe donne affermano di poter “guarire l’altro col loro infinito amore” o di “amarlo incondizionatamente come nessuna donna sarà mai in grado di fare”, ha a che vedere con una quota di narcisismo (detto appunto “nevrotico” o “nascosto”) che è, allo stesso tempo, “poco sano” nella misura in cui reca una notevole sofferenza relazionale e “nascosto”, nella misura in cui è celato dietro l’ostentato “buonismo” di essere una persona disposta a tutto per amore, perfino ad annullarsi.
Per approfondire l’argomento ti consiglio di leggere: Il senso della sfida nella dipendenza affettiva: “Se mi comporto bene mi amerai. Ed io ti salverò”.
Infine, bisognerà dire a gran voce, che il narcisismo patologico di chi ha abusato psicologicamente del suo partner è cosa ben diversa dalle “tipologie” di narcisismo di cui abbiamo parlato fin qui. L’abuso psicologico, dice Shannon Thomas, una delle maggiori esperte mondiali sull’argomento, “è una delle ingiustizie più nascoste del nostro tempo perché lascia chi lo subisce incapace di fidarsi persino di sé stesso”. In quest’ottica la risposta alla domanda “Non sarò mica io la narcisista?” è un sonoro e convinto NO. Una persona che usa il no contact, interrompendo ogni comunicazione con l’abusante, non sta facendo altro che proteggersi (finalmente!). Questo non ha niente a che vedere con il trattamento del silenzio imposto da partner abusanti, che si verifica durante la fase di svalutazione del ciclo di abuso per punire il partner e rafforzare i legami traumatici.

Iniziare a difendersi attraverso il no contact (quando è possibile) è l’inizio di un viaggio che porta alla riconquista del narcisismo sano. Grazie a quello imparerai a volerti bene nonostante il fallimento di questa relazione, grazie a quello ti perdonerai per aver riposto la tua fiducia nella persona sbagliata, per avergli sacrificato tempo, energie e preziose parti di te.
Dott.ssa Silvia Pittera – Psicologa e Psicoterapeuta
Che bello leggere che ” i narcisisti sani sbagliono” al contrario dei narcisisti patologici che sono convinti di non sbagliare mai! Dagli sbagli si impara, senza snaturarsi
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Ho una domanda un po’ particolare, spero di riuscire a spiegarmi bene. Riguarda la proiezione.
Quando il narcisista distorce i fatti per attaccarti, anche se tu sei consapevole che le cose non sono andate proprio come dice lui, è sempre frutto di una proiezione di cose che invece pensa o ha fatto lui oppure possono essere anche accuse che con la proiezione non hanno niente a che vedere?
In sostanza mi interessa sapere se la sua lettura della realtà per danneggiarti risponde sempre ad un meccanismo di difesa ed è sempre inconsapevole oppure se talvolta può essere frutto della semplice e consapevole volontà strategica di stravolgere le cose per rimescolare le carte, farti venire dei dubbi ed uscirne vittorioso.
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Salve Francesco, in maniera un po’ riduttiva e sicuramente non esauriente… direi che la risposta è la seconda che ha detto.
E la consapevolezza dipende dal gradiente di narcisismo, considerando che può collocarsi in uno spettro che va da sano a patologico.
Per farla breve nei quadri di psicopatia, per esempio, è consapevole.
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La ringrazio per aver risposto ad una domanda che ad un primo sguardo può sembrare anche strana, ma che per me fa tutta la differenza di questo mondo. Ne approfitto per farle gli auguri di un buon anno nuovo!
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Io sono anni che mi faccio questa domanda.
Per quattro anni sono stato accusato di non amarla e per questo lasciato decine e decine di volte. E io l’ho vista soffrire veramente tanto. Sbalzi d’umore legati, credo, anche al ciclo mestruale, costanti e molto molto forti. Ha sofferto di anoressia. Bassissima autostima che in nessun modo sono riuscito a contrastare. In questi periodi bui ogni cosa che le dicevo per farla stare meglio (che pensavo sinceramente) veniva recepita all’opposto.
Io ho sempre cercato di andare incontro ad ogni sua necessità, mille favori e mille cure.
Ma arrivava sempre il momento della crisi. Spesso a causa di una gelosia ossessiva e (a mio modo di vedere) totalmente ingiustificata. Uno sguardo di troppo ad una passante (ove realmente esistente) scatenava il finimondo. Ho cercato di assecondarla in ogni modo per evitare queste situazioni ma inutilmente. In compenso io sono stato sempre molto molto comprensivo per le sue “sbandate”. Sò di avere tanti limiti e di essere poco capace di esternare i miei sentimenti ma ho avuto sempre il dubbio che i suoi comportamenti acuissero il mio problema. Infinite nottate di messaggi che andavano dalla disperazione agli insulti. Mi sono sempre sottratto al gioco al massacro e solo dopo molto tempo ho cominciato a non rispondere più (a tratti) perché incapace di sostenere una simile energia. Aspettavo che le passasse ed ero sempre disponibile a riabbracciarla non appena era possibile riprendere a parlare civilmente.
Come “sapevo” fin dall’inizio ora mi ha lasciato perchè, con una settimana, si dice innamorata di un altro. Il suo amore infinito svanito in un attimo.
Io la capisco e avevo già accettato questa conclusione da un pò perché non poteva continuare a soffrire in questo modo. Ora avrà almeno qualche mese di tregua, suppongo.
Fin’ora i suoi rapporti hanno sempre avuto più o meno questa dinamica
So che lei ha innegabilmente problemi seri (gelosia ossessiva, anoressia, probabilmente bipolarismo) quello che vorrei finalmente capire e se anch’io sto messo così male da aver fatto soffrire proprio la persona che ho tentato per anni di aiutare e sostenere. Con la quale ho sinceramente sperato di riuscire a costruire un futuro insieme.
Mi scuso per la lunghezza ma ho tentato di sintetizzare il più possibile.
Nonostante tutto sò che sarei di nuovo pronto a riabbracciarla. Sono stato con due persone diverse contemporaneamente e di una sono ancora innammorato, nonostante i miei ed i suoi dubbi.
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Salve Paolo, credo che chiedere un sostegno psicologico, nel suo caso, sia saggio. Si pone delle domande che certamente troverebbero risposta. In bocca al lupo.
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grazie
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Dottoressa io non riesco ad capire se il narcisista sono io ho la mia ragazza poi ho letto del tradire ma una narcisista traduce per forza ??!
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Potreste esserlo entrambi, oppure uno dei due, oppure nessuno. Ma mi creda non é questo il punto. Trovate un buon terapeuta di coppia e fatevi aiutare. Un narcisista (ammesso che lo sia) non tradisce per forza, ogni persona è diversa.
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