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Crescere con un padre narcisista

Di madri narcisiste e di figli che imparano (nonostante tutto) a nutrirsi d’amore ho già parlato in questo articolo. Oggi, in occasione della festa del papà, mi preme raccontarvi di ciò che accade, all’interno di una famiglia, quando è il padre ad essere narcisista.

Si parla in questo articolo di persone con un gradiente molto alto di narcisismo, non dei normali tratti di narcisismo che abbiamo, in una certa quota, tutti in dotazione.

Nella famiglia con padre narcisista perverso brilla una sola, luminosissima, stella: lui.

Sole “nero” della famiglia, il partner e i figli esistono solo in quanto pianeti satelliti che gli orbitano intorno, riflettendone la luce e la grandiosità.

I loro sentimenti non vengono mai presi in considerazione. I figli, esattamente come il partner, sono “cosificati” (termine coniato da Marie- France Hirigoyen, psicoterapeuta familiare esperta in violenza psicologica), ovvero ridotti ad oggetti, “cose”, da manipolare ed usare strumentalmente per il raggiungimento dei propri fini e l’appagamento dei propri bisogni narcisistici. L’amore, il rispetto, la libertà di azione e di pensiero sono sostituiti da abusi psicologici gravissimi, talvolta anche da abusi fisici, da un iper-controllo pressante e perpetuo e dalla continua sottrazione di meriti e pregi che non vengono loro mai riconosciuti.

I figli, messi al mondo per diventare l’estensione del narcisista perverso, possono avere diverse funzioni: permettere al genitore di pavoneggiarsi della sua prole: “guarda che bei bambini ho generato”, oppure garantirgli un’immagine socialmente desiderabile (sposarsi e far figli allora diventa un’esigenza sol perché “è arrivato il momento di mettere la testa a posto” o perché “così fanno tutti”). In alcuni casi, ho potuto constatare, che il teatrino familiare viene messo su perché i dubbi sulla propria sessualità portano questi uomini a trovare una donna con la quale procreare per garantirsi una presunta corazza di virilità e al contempo un’immagine di “normalità” che li renda insospettabili, salvo poi frequentare persone dell’altro sesso o transessuali, al di fuori dalle mura domestiche.

In generale, fuori di casa, il narcisista perverso cambia sempre personalità e comportamento. Repentinamente è capace di trasformarsi nell’opposto di quel che appare a casa. Gli estranei, infatti, non sono che un pubblico a cui mostrare la parte migliore di sé, pertanto, di fronte a loro indosserà la maschera del padre attento, premuroso, impeccabile, sorridente, attento ai bisogni dei figli e sempre pronto a sacrificarsi per loro.

Ciò non fa che aumentare il dramma familiare di questi figli, costretti non solo a subirne quotidianamente le vessazioni ma impossibilitati persino a trovare comprensione e conforto nelle persone che hanno accanto, ignare della vera natura del narcisista e quindi pronte troppo spesso a difenderlo. Accade così, almeno finché i figli sono piccoli, che essi siano portati ad agire come il loro genitore, per dimostrare al suo pubblico di aver ricevuto un’educazione impeccabile, in quanto impartita da un essere così affascinante, perfetto e brillante da non poter essere che un ottimo padre, capace di crescere figli meravigliosi e sopra la norma.

Tuttavia, se da una parte un padre narcisista perverso vuole che i suoi figli riflettano la sua grandiosità, dall’altra ne teme il confronto. Ciò accade soprattutto quando i figli, divenuti giovani adulti, palesano i primi bisogni di autonomia ed individuazione, scegliendo magari percorsi universitari o professionali che egli non approva. Così, questo esemplare di padre non fa che schiacciare, attraverso feroci denigrazioni e svalutazioni, i suoi stessi figli, in modo che essi non ne offuschino l’immagine grandiosa e così che egli possa continuare indisturbato a fare il piccolo re dispotico della sua famiglia.

I padri narcisisti, non differentemente dalle madri, seminano spesso zizzania tra i figli, mettendoli l’uno contro l’altro.

I figli sono costantemente messi in competizione attraverso continui paragoni. Generalmente viene eletto un “bambino d’oro” ed un “bambino capro espiatorio”. Il primo altro non è che l’estensione idealizzata del padre, ovvero “il prescelto”, colui che è destinato a grandi riconoscimenti ed onorificenze, così come auspicato dal padre narcisista per sé. A lui/lei ogni cosa è concessa, la vita familiare ruota (almeno apparentemente) intorno ai suoi bisogni, alle sue volontà e ai suoi capricci. Questo figlio ottiene la parvenza d’essere amato e, in cambio, si sacrifica sull’altare del padre narcisista, credendo d’essere davvero meritevole d’amore e accettando per questo di mettere la propria vita al suo servizio. A questo figlio, non di rado, viene chiesto implicitamente di farsi carico direttamente dei compiti narcisistici del genitore, abusando psicologicamente e/o fisicamente del capro espiatorio, in modo da sollevare il padre narcisista da tale compito.

Il bambino capro espiatorio, al contrario, funziona come contenitore dell’immondizia psichica che il genitore narcisista non può accettare di tenere. Su di lui vengono costantemente depositate tutte le parti di sé che il padre narciso non vuole avere: così questo bambino sarà incapace, brutto, quello meno intelligente, brillante o creativo, quello troppo introverso o inadeguatamente estroverso, quello noioso, inadeguato, impacciato, lo “sregolato” della famiglia. Qualcuno di cui vergognarsi. Qualcuno, insomma, da isolare e disconoscere al più presto, in quanto portatore di quel “difetto” che altera la presunta perfezione del genitore narcisista e della famiglia a cui ha dato vita.

Non di rado, il “figlio capro espiatorio” è il primo a lasciare il nucleo familiare. Ciò avviene, ovviamente, non a seguito di un fisiologico e sano processo di svincolo dalla famiglia di origine, ma a seguito di una manovra di estromissione feroce dal nucleo che costringe il figlio alla fuga.

Ciò che accomuna tutti i figli di genitori narcisisti, che siano figli d’oro o capri espiatori, è che essi sono tristemente soli. Questi figli infatti non possono allearsi col genitore sano, in quanto in queste famiglie vale la seguente regola:

“Se un genitore è narcisista perverso, l’altro ne è succube”.

I figli così crescono soli, soffrono in silenzio e guardano, spesso impotenti, il genitore succube piegarsi alle volontà di quello perverso. Ciò avviene anche quando il genitore succube possiede delle qualità che potrebbero garantire una crescita emotivamente normale dei figli, in quanto il soddisfacimento dei bisogni del partner perverso sottrae loro la lucidità e l’energia necessaria per occuparsi dei figli con l’attenzione affettiva che è loro dovuta. Il padre narcisista perverso riesce in questo intento manipolando, mistificando, sottoponendo a gaslighting o a campagne diffamatorie la moglie, e svalutandola continuamente davanti ai figli. Così facendo insegnerà, soprattutto al figlio maschio, che svalutare e minimizzare i meriti della madre, della sorella e poi di tutte le donne che conoscerà nella sua vita è normale.

Non di rado, il narcisismo di questi padri danneggia infatti più i figli maschi che le figlie: questo perché il padre vede nel bambino e nel giovane uomo un’estensione di sé, piuttosto che una persona indipendente, con sue specificità, sogni, desideri, istanze psichiche e fisiche da realizzare.

In questo scenario familiare tanto arido, quali possono essere, dunque, gli esiti psicopatologici possibili per i figli?

Tipicamente, il figlio della famiglia narcisista è animato da una rabbia che può agire apertamente o in maniera passivo-aggressiva. Spesso è vinto da opprimenti sentimenti di vuoto. Si sente inadeguato ed incapace. Può avere episodi anche seri di ansia e depressione o manifestare importanti disturbi psicosomatici.

Il processo di identificazione col paterno è sempre difficile: il padre propone infatti un modello maschile inaccettabile e non è raro che i figli maschi di padri narcisisti possano manifestare difficoltà nel percorso che li porterà a definire l’identità di genere.

Nei casi più gravi crescere con un genitore narcisista perverso può significare, per i figli, sviluppare i seguenti tipi di personalità:

  • Personalità post-traumatiche (in particolare PTSD complesso: questa forma si manifesta tipicamente in seguito a traumi precoci, di natura interpersonale come ad esempio abuso fisico, sessuale o psicologico, maltrattamenti ripetuti, violenze cumulative o grave trascuratezza ad opera di una figura di accudimento).
  • Personalità dipendenti: caratterizzate da pervasiva insicurezza, bassa autostima, fortissime paure abbandoniche che impediscono di realizzare sé stessi e la propria individualità.
  • Personalità contro-dipendenti: generalmente evitanti e distaccati, disinteressati rispetto ai legami, negano i loro stessi bisogni emotivi ed affettivi, vissuti come fragilità di cui vergognarsi.
  • Personalità borderline: caratterizzata (con le dovute differenze che giustificano la varietà dell’essere umano) da instabilità emotiva, alterazioni profonde dell’umore, impulsività, sentimenti di abbandono (spesso associati ad una incapacità a restare soli e all’estremo bisogno di avere una persona accanto), rapide idealizzazioni e svalutazioni del partner che presto diventa “non abbastanza presente o accudente”, comportamenti autolesivi, minacce e tentativi di suicidio.

I genitori narcisisti perversi, come è facile immaginare, non identificano quasi mai in sé stessi alcun tipo di responsabilità rispetto agli eventuali disturbi psichici manifestati dai figli. Non credono mai che possa esserci una correlazione con le potenti svalutazioni a cui li hanno sempre esposti.

Proverbiali, in tal senso, furono le parole del padre narcisista di una mia paziente adolescente con un grave disturbo border della personalità che, nel bel mezzo di una seduta di terapia familiare, asserì:

“Dottoressa, io sono stato un padre esemplare. Questa qui (la figlia, per intenderci), è una sciagura per la nostra famiglia. Con i suoi comportamenti getta fango sulla mia famiglia, che è una famiglia di gente perbene, lavoratori, persone oneste come erano i miei genitori e tutti i miei avi”.

Insomma, nessuna capacità introspettiva, non un grammo di autocritica in questo “padre esemplare” (quale padre sano lo direbbe di sé?) che proseguì dando tutta la responsabilità della sofferenza della figlia alle cattive compagnie, alla società consumistica, ai valori di una volta che non ci sono più (e Dio solo sa se non avrebbe accusato persino gli alieni di averla rapita e corrotta per sempre, pur di non riconoscere di aver generato in lei parte di quel dolore).

Essere esposti sin da bambini a tali abusi psicologici genera un’enorme confusione che danneggia e condiziona la vita affettiva dei figli, i quali rimangono dilaniati tra il desiderio di disconoscere il padre maltrattante e il senso di colpa “perché comunque è sempre mio padre è anche lui, come tutti, ha un lato buono”.

Questa è una delle dinamiche perverse che conduce tante figlie di padri narcisisti a scorgere nei partner narcisisti perversi (con i quali spesso si legano una volta diventate adulte), quel qualcosa di famigliare che le fa, in qualche modo, “sentire a casa” insieme a loro, impedendo di riconoscere ed indentificare l’abuso che subiscono.

Per i figli cresciuti in un contesto così psicologicamente maltrattante, raggiungere un maggiore benessere psicologico non può prescindere dall’accettare che il genitore narcisista non può essere cambiato dal loro amore. Il suo stesso disturbo infatti, mentre gli impone l’idea di perfezione, gli rende difficile anche concedersi l’accesso alle cure: “Se sono perfetto perché dovrei aver bisogno d’aiuto? – pensa un narcisista – semmai sono gli altri ad averne!”.

La psicoterapia può aiutare i figli di padri narcisisti a comprendere ed elaborare quanto è avvenuto all’interno della loro famiglia. Nel salotto sicuro e accogliente del terapeuta si può sperimentare tutto il dolore per il genitore ideale che si sarebbe desiderato e che la vita ha negato, si può recuperare il rapporto con i fratelli che il genitore narcisista ha voluto far diventare nemici, si può riacquistare fiducia e stringere una nuova alleanza con il genitore succube, anch’esso vittima, e darsi una nuova possibilità di essere ancora una famiglia.

Per far questo è necessario potersi autorizzare ad esprimere la rabbia, la tristezza e il dolore a lungo repressi o negati: non ci sono emozioni buone ed emozioni cattive, ci sono solo emozioni che se vissute fino in fondo e senza paura ci aiutano a liberarci dal passato e ad andare incontro al nostro futuro. Un futuro in cui l’amore sano è sempre possibile: basta solo darsi il permesso di vederlo e, finalmente, viverlo fino in fondo.

Dott.ssa Silvia Pittera, Psicologa – Psicoterapeuta

32 pensieri su “Crescere con un padre narcisista”

  1. Una informazione: si può parlare di padre narcisista anche quando questo non è denigrante, bensì manipolante? Cioè un padre che a parole ama le proprie figlie ed enfatizza tale amore e nei fatti è talmente concentrato su se stesso da non tenerne minimamente conto? Perché ritengo che questo tipo di padre, ambiguo e molto scaltro, possa essere altrettanto dannoso per le figlie e di fatto creare lo stesso tipo di “dipendenza affettiva”. Avrei voluto fare questa domanda privatamente per avere così la risposta, ma non ho trovato il modo. La ringrazio anticipatamente per la risposta che spero mi invierà via mail. Rita

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    1. Salve Rita, non visualizzo la sua mail pertanto non posso che risponderle qui.
      Per fare diagnosi di narcisismo bisogna che un certo numero di criteri diagnostici vengano soddisfatti. In linea di massima deve esserci un nucleo di grandiosità associato a mancanza di empatia. La manipolazione è uno dei tratti tipici, da sola però non è sufficiente a effettuare una diagnosi.

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  2. Ti devastano la vita, tua madre diventa la disgrazia della tua vita, ho provato in tutti i modi, ha rovinato tutti, invece di capire il dono della vita che precocemente è stato sottratto a suo padre ed al mio ……….

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  3. Un padre narcisista interviene senza limiti.
    Denigra e danneggia economicamente.
    Non ha mai torto
    Disfa i valori e i rapporti familiari.
    Scrivo in qualità di figlio cosiddetto capro espiatorio, e posso solo confermare la tesi descritta dalla dottoressa S Pittera.
    Tutto rispecchia la mia realtà.

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  4. Quanto è dura prendere coscienza… una vita di illusioni . L’articolo mi ha illuminata…. È descritta solo una parte del mio vissuto, ma dare un nome alle cose forse aiuta a metabolizzarle. Io sono stata la bambina capo espiatorio in quanto la più sensibile e comprensiva. Oggi ho 28 anni e ho deciso di elaborare questo lutto dopo l ennesimo colpo . Deve morire nel mio cuore , deve morire l’illusione che ho. Tante parole, mai una dimostrazione. Forse lui gode nel vedermi così “distrutta” . Non glielo permetto più. Guardare in faccia la realtà fa male, ma serve . Io merito una vita felice . Convincermi che un papà non l ho mai avuto forse è la chiave?

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    1. Come ti capisco, di anni ne ho 27 e per tanto tempo mi sono sentita sbagliata..ero e sono la figlia capo espiatorio.. sento che una parte della mia vita è stata rovinata e non tornerà mai più indietro. La disgrazia più grande è non poter contare sui tuoi fratelli che non ti credono e soprattutto su tua madre completamente succube

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  5. Sembra la storia di ma moglie: lei e’ stata la figlia capo espiatorio. Ci siamo messi insieme da giovani, ci siamo costruiti la nostra vita lontani ed indipendenti, credo che siamo felici. Ancora pero’, le rare volte in cui frequentiamo la sua famiglia, lei si trova invischiata in questi vecchi meccanismi che la fanno stare male. La figlia prediletta ha una personalita’ borderline. I genitori sono ormai anziani: il padre che non si capacita (o meglio non e’ disposto a discutere) come proprio la figlia prediletta possa avere cosi tanti problemi mentre la figlia capo espiatorio sembra essere motlo piu’ sicura di se. La madre, che ha sempre assecondato l’imposizione di questi (dis)valori e che e’ ancora convinta di poter salvare la situazione continuando a costruire e manutenere la gabbia dorata attorno alla figlia prediletta. A me dispiace quando vedo mia moglie che soffre, e mi domando se sia giusto assecondare il distacco dalla sua famiglia, se sia meglio sopportare o se si debba piuttosto imporre un sistema di valori diversi (a costo di pesanti rotture).

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  6. Buongiorno,
    come si può aiutare (come mamma) al meglio la propria figlia di 7 anni a non farsi manipolare (o almeno non troppo sigh) da un padre patologicamente narcisista? Mi sono separata (in modo piuttosto complicato) quando la bambina aveva 1 anno e per me è stata la mia salvezza prendere le distanze da lui e dal suo narcisismo, ma la bambina deve comunque frequentare il padre (tramite tribunale anche per molto tempo sta con lui…) e io sto cercando di capire quale può essere il comportamento migliore che io possa adottare per aiutarla.
    Grazie

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      1. Buonasera dottoressa,
        vivo la stessa situazione di Valentina. Ma come posso portare mia figlia da uno psicoterapeuta senza l’approvazione del padre, che ovviamente essendo un padre perfetto non lo autorizza?
        Grazie infinite

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    1. Per esperienza vorrei dirti che il modo migliore è essere la mamma ‘migliore’ per tua figlia: centrata su di te, indipendente, con tuoi interessi. Costruisci con lei belle giornate, incontri positivi, comunicazione diretta e sincera. Non parlar male del padre. Diventa per lei lo specchio di un rapporto che funziona ed è rispettoso dell’altro. Amala teneramente. Lei vedrà tutto. Auguri

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  7. Buongiorno.
    Solo per dirle che questo articolo è la descrizione fedele di tanti processi distruttivi che cronicamente si svolgevano nella mia famiglia di origine.
    Solo ora, a 46 anni, inizio finalmente a capire qualcosa sulla natura delle relazioni che avevamo (in quattro persone, tre sue quattro succubi di mio padre).
    Da qualche mese ho colloqui abbastanza regolari con una terapeuta; ieri mi ha detto che rimugino troppo sul passato e sugli episodi accaduti con mio padre, e che è ora di “staccarmi”. Ma è come se io sentissi un estremo bisogno di raccontare tutto quello che è successo, per avere finalmente quella risposta – che per una vita mi è mancata – e cioè che quanto ho vissuto non era normale, non era sano, non era un semplice stile educativo troppo severo o pressante, ma la conseguenza dei marcati problemi della personalità di mio padre.
    È incredibile quanto il suo articolo sia preciso nel tratteggiare accadimenti che conosco benissimo, che ho provato. E mi dà sollievo capire che, inserita in quel nucleo, da bambina e da ragazza, non ho potuto fare altro che “sopravvivere” (cosa che per lungo tempo mi sono rimproverata, come se fossi stata io troppo debole o incapace o poco coraggiosa).
    Mi scuso se mi sono dilungata, ma la voglia di raccontare la propria verità, dopo anni surreali e sconosciuti a tutti quelli “al di fuori”, è dirompente.
    Un cordiale saluto.
    Laura

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  8. Mi ha sconvolto questo articolo.
    Io non riesco a costruirmi una vita, ho 34 anni, la mia salute è a pezzi, spesso percepisco un senso enorme di vertigine e smarrimento che mi annienta. Non riesco ad avere relazioni sane perché ho una forte dipendenza affettiva e percepisco le relazioni come una vera e propria minaccia. Ho chiuso i rapporti con mio padre alcuni mesi fa ma lui continua a scrivermi calpestando la mia volontà. La notte ho degli incubi in cui sogno di urlargli a tutta voce che mi deve lasciare in pace.
    È una vita talmente difficile che mi sembra essa stessa un abominevole errore.

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  9. Sottoscrivo tutto ciò che è scritto.. Ahimè in qualità di figlio capro espiatorio. Sto realizzando adesso di quel che sia successo per anni nella mia vita.. Ci ho sbattuto contro è non è facile accettare il tutto.. Per anni tutto ciò mi sembrava assurdo e inspiegabile ma nella famiglia erano tutti complici, sottomessi al sistema imposto.. Soffro di depressione per quanto accaduto e sto iniziando ad avere chiazze glabre su barba e capelli..
    Spero di uscirne

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  10. Buongiorno.
    Sono la moglie di un narcisista, in via di divorzio, e sto preparando un caso per l’affidamento dei figli per salvarli da lui, e un procedimento penale per molestie psicologiche derivanti dal narcisismo. Sto soffrendo per quello che scriverò, anche perché anch’io sono una madre e non so se riuscirò a trattare con quest’uomo, con cui abbiamo 3 figli, 20, un maschio, 19 una femmina e 17 un maschio . Il padre è un narcisista in una forma pessima ed estrema, fa cose più assurde di quelle che lei ha scritto. Ho sopportato le sue molestie mentali per 15 anni e ho rovinato la mia salute. Vorrei chiedere se non è troppo tardi per prendere in mano la situazione?
    Circa un anno fa, il marito mi ha sgomberato con vergogna e spietatezza dalla casa dove abbiamo vissuto insieme per 20 anni, e successivamente espulso per la seconda volta il nostro primogenito. Ci ha espulsi, non per qualche buona ragione, ma semplicemente perché lo ostacoliamo e lo contraddiciamo. E non potevamo, perché era proibito da lui, perché da anni lui è il re, il capo ed il comandante in famiglia, e se non lo ascolti, ti spaventa con una picchiata o Pronto Soccorso.
    Quale madre lascerà i suoi figli, e poi la stuzzicheranno con i messaggi “Ci hai lasciato? Sì. Hai abbandonato tutti e ora i bambini stanno soffrendo!”
    Ho sopportato i suoi ordini e le sue minacce per anni a causa dei bambini, perché sono tutto per me, quindi immaginate di lasciarli ora, a questa età in cui hanno bisogno di una madre vera a casa.
    Non li avrei mai abbandonati, ma mi ha semplicemente cacciato, ha persino complottato con mia figlia contro di me per andarmene. In realtà, voglio ancora vivere con loro (i figli).
    Mio figlio ed io abbiamo avuto il coraggio di opporci al narcisista ed il risultato è che siamo stati cacciati via di casa.
    In seguito ha iniziato a frequentare un’altra donna e non ha ancora divorziato da me.
    Fine del racconto. Vorrei sapere se è troppo tardi di occuparmi con i figli? Grazie per la risposta e la disponibilità.

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    1. Cara Giovanna, i suoi figli sono adulti. Li aiuti a spiccare il volo, a prendere ognuno la propria strada. Figli di quell’età hanno già la responsabilità della loro vita. I genitori, lei in questo caso, devono solo supportarli e aiutarli a costruirsi una propria vita (che non significa aiutare mamma a uscire dalla sua relazione disfunzionale). In bocca al lupo.

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  11. Molte situazioni sono simili a quelle descritte nell’articolo, ma ve ne sono di ben diverse, ovviamente nella facciata. In realtà un narcisista maligno è capace di comportamenti ben più subdoli: i figli non sono messi l’uno contro l’altra, ma fungono da esempio mirabile di armonia e accordo fraterno e familiare. L’atteggiamento scaltro è di farsi vedere padre liberale, che vive della loro vita sempre disponibile e amorevole… poi certo gli attacchi di rabbia non si contano, e lo sfondo emotivo costante è di insoddisfazione mal dissimulata. Vengono esposti come figli d’oro, eleganti e viziati, salvo poi trovare infiniti modi per sminuirli quasi impercettibilmente, ergendosi lui a unica persona davvero valida e affidabile in grado di guidarli e sopportarli, senza chiedere a parole il conto della sua vita sacrificata a loro… ma in realtà riuscendo a ottenere un attaccamento dipendente ed esagerato al loro “papy”

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  12. Che articolo davvero illuminante ! Dottoressa, vorrei aggiungere un tema e capire se secondo Lei può caratterizzare l’NPD oppure può essere una cosa che può essere presente o meno nelle persone con disturbo della personalità di tipo narcisista. Quando una persona (un figlio, nel mio caso) ma anche un familiare sono in una situazione di dolore e necessità di vicinanza e affetto (ad es. dopo un incidente stradale fatto per colpa di altri, o per la perdita di una cara persona) , il narcisista non solo non aiuta ma ne approfitta , come una iena, per aumentare e provocare ancora più dolore nella persona in difficoltà, in ogni modo possibile: attribuendogli “imprudenza”, o ancora accusando i parenti della persona di essere “indegni moralmente”, aumentando così il dolore.

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    1. Beh, i narcisisti hanno spesso uno stile di attribuzione esterno per cui, se succede qualcosa, attribuiscono agli altri la responsabilità o la colpa di ciò che accade. Se sadici, poi, lo fanno con un certo piacere. Sono tutti così? Assolutamente no. Ogni persona è diversa, nonostante il disturbo.
      Grazie per il suo commento.

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  13. Mio padre, narcisista patologico perverso, ha sempre creato attriti e invidie tra noi sorelle, oggi adulte e con figli. Si é sempre vantato di essere un padre che ” lascia libere figlie” e invece ci ha semplicemente lasciate sole.
    Oggi, a 70 anni fa lo stesso con i nipoti: 2 li preferisce, 3 li ignora.

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  14. Cara dottoressa , rispecchia in pieno mio padre . Lo abbiamo allontanato nonostante vive ancora con me e mia madre . Abbiamo capito dopo tanti anni che è meglio non parlarci e avervi a che fare e devo dire che così stiamo molto meglio . Mio fratello finalmente lo ha fatto fuori anche dall’azienda di famiglia e anche se lo vediamo solo e desolato non ci tocca più emotivamente . E’ normale?

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  15. Cara dottoressa, sono figlio unico di un padre narcisista patologico, e nonostante anni di terapia ho capito meglio la questione con il suo articolo che con il mio psicoterapeuta. Da anni ho comunque tagliato i ponti con lui e ora sto molto meglio, la volevo comunque ringraziare per il suo testo così illuminante. E chiederle se possa essere opportuno perdonare mio padre, e ogni tanto rivederlo, o è molto meglio continuare a celebrare il suo funerale, dentro di me, e mantenere le distanza da una persona così inquinante. Grazie per qualsiasi risposta vorrà darmi.

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  16. Grazie per questo articolo.
    Come ho letto in alcuni commenti, il meccanismo creato da un padre narcisista fa sì che la famiglia non si renda nemmeno conto del lavaggio del cervello imposto.
    Sono figlia unica di un padre così. Per anni ho creduto che la mia vita in quella casa fosse la realtà di tutti. Dentro di me sapevo che qualcosa di sbagliato c’era, ma ero sola: entrambi i genitori figli unici, mia madre succube..
    Poi ho avuto il coraggio di scappare e ho capito: la mia intuizione era vera! Esiste la vita come la immaginavo: senza paura.
    Se avessi letto prima un articolo così, forse, qualcosa sarebbe scattato in me con più forza.
    Quindi grazie, per tutti i figli come me che leggeranno in futuro. Essere creduti per una vita che non si sa nemmeno spiegare vuol dire molto.

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