Amore sano, dipendenza affettiva, Narcisismo, relazioni tossiche

Il cervello innamorato. Biochimica dell’amore e della dipendenza affettiva.

“Che l’amore sia tutto, è tutto ciò che sappiamo sull’amore”.

Scriveva così, nell’800, Emily Dickinson.

Oggi sull’amore sappiamo molte cose, eppure abbiamo sempre la sensazione che qualcosa della sua magia e dell’incantesimo che ci prende quando ci innamoriamo ci sfugga comunque. Del resto l’amore è un sentimento che, come vedremo, pur trovando casa nel cervello più che nel cuore, ha ben poco a che fare con la ragione. E così pare essere destinato a rimanere ad appannaggio dei poeti, più che degli scienziati.

O almeno così ci piace pensare.

Per un attimo, però, proviamo a rompere l’incanto dell’amore romantico, liberiamo le farfalle chiuse nello stomaco e parliamo dell’aspetto biochimico perché ci permette di chiarire non solo lo spettacolo d’arte varia, come direbbe Paolo Conte, dell’innamoramento, ma anche la genesi del mal d’amore. Laddove infatti entriamo in contatto con una persona affettivamente intermittente, abile stratega d’amore avvezza a somministrare dosi ambivalenti di presenza e affettività, il già precario equilibrio ormonale alterato dall’attrazione che proviamo per l’amato, cortocircuita totalmente, facendoci precipitare nel baratro della dipendenza affettiva.

Ma, prima di addentrarci negli anfratti cerebrali del mal d’amore vediamo come si innamora il nostro cervello.

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Immagina questa scena: sei di fronte all’uomo dei tuoi sogni. Lui è bello, bellissimo. Vi guardate, lui ti sorride. Fuori campo si vede cupido allontanarsi di gran fetta, ghigno in faccia, arco e frecce in spalla: vi ha appena infilzati per benino. Trascorrono 1,2 secondi e tutte le molecole dell’amore vanno in subbuglio. Ti sembra di volteggiare nel blu dipinto di blu. La feniletilamina, molecola responsabile della passione, ovvero di quel brivido di calore che sentiamo salire dalla pancia fino alle guance, giunge alle stelle. Simile all’anfetamina per composizione e per effetto, funziona dentro il corpo come farebbe una cassa di risonanza: amplifica tutte le emozioni. In più, nell’interazione con la norepinefrina, stimola la produzione di adrenalina, che ci fa battere forte il cuore e genera il sudore delle mani. E non solo. Scatena anche il testosterone e la dopamina. Dentro la tua testa è tutto un carnevale di ormoni chiassosi. La dopamina, ormone festaiolo per eccellenza, è responsabile della sensazione d’estasi e d’eccitazione che sperimentiamo quando siamo felicemente innamorati. Il nostro sistema dopaminergico è, a questo punto, iperattivato, esattamente come lo sono i centri cerebrali del piacere, gli stessi che si attivano quando ci facciamo di una sostanza stupefacente, solo che in questo caso la droga in questione ha due braccia, due mani due gambe, due piedi, due orecchie ed un solo cervello, citando il testo di una famosa canzone. A questo punto siamo drogati, nel senso cerebrale della parola. Quello che proviamo ci piace e ne vogliamo ancora.

E ancora.

E ancora.

E ce lo dobbiamo procurare.

Subito.

Søren Kierkegaard sosteneva che “il primo periodo dell’innamoramento è sempre il più bello, poiché a ogni incontro, a ogni sguardo, si porta a casa qualcosa di nuovo per rallegrarsi”, che è come dire che a ogni incontro ci facciamo una dose endovena della persona amata.

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Giusto per non farci mancare niente, l’attività della corteccia prefrontale diminuisce. E lì, signore e signori, c’erano i centri della razionalità. Per cui adesso lui è meraviglioso, non ha alcun difetto e mai in nessuna parte dell’universo conosciuto e di quello inesplorato esisterà un uomo migliore di lui. Perse tutte le capacità critiche dobbiamo arrenderci all’evidenza cerebrale di quello che sta succedendo: l’amore ci sta rincretinendo! Non siamo più in grado di ragionare e allora diciamo cose come “non mi riconosco più” o “questa non sono io” mentre, pur di incontrarlo, programmiamo la ronda di tutti i locali in cui potrebbe essere, ci compriamo un vestito nuovo, ci mettiamo il tacco dodici che l’ultima volta avevamo osato 3 anni fa solo per il matrimonio di nostra cugina e controlliamo spasmodicamente gli accessi su Whatsapp perché ci piace pensare che lui è lì, vivo e fremente, a uno schiocco di messaggino da noi. Tutto questo avviene con la complicità latitante della serotonina, l’ormone dell’appagamento e della regolazione dell’umore, i cui livelli si abbassano costringendoci a focalizzare il pensiero solo su di lui e a cominciare una ricerca compulsiva dell’amato (il calo della serotonina infatti ce l’abbiamo in comune con chi manifesta un disturbo ossessivo – compulsivo).  Poi, quando lo troviamo, la vicinanza fisica e il contatto (baci, carezze, abbracci, rapporti sessuali), fanno sì che venga rilasciato un profluvio di ossitocina che ci fa sentire bene e, contemporaneamente, agendo sui centri della memoria, ci fa dimenticare i tormenti che abbiamo patito quando l’amato non era con noi.

Ma il processo di rincretinimento non è ancora finito. C’è una piccola zona del nostro cervello che deve ancora fare la sua parte: l’amigdala. O meglio, non farla. Grande quanto una mandorla (da cui il nome) ma capace di apportare nella nostra vita sentimentale più devastazione di una bomba all’idrogeno, a questo punto della nostra storia d’amore, l’amigdala, decide arbitrariamente di disattivarsi. Era lei quella deputata a inviarci l’allarme nel caso in cui l’amato mandasse segnali di fumo per avvertirci che non è esattamente la persona giusta. E così bando alle amiche sagge che, sostituendosi all’amigdala, ci dicono “Stai attenta, potrebbe essere un poco di buono!”, “Non mi convince, lascialo stare!”. Le amiche, in questa baldanzosa situazione in cui ci troviamo, strafatte di ormoni del piacere, con i centri della razionalità disattivati (corteccia prefrontale) e con il rilevatore di fumo spento (l’amigdala), non le ascoltiamo di sicuro: sono una flebile voce nell’etere, niente di più. Non ci resta che cadere in amore, falling in love, come dicono gli inglesi, previdenti, che già mentre lo dichiarano ti avvertono che ti farai male.

Il poeta Joë Bousquet dice, in una delle sue composizioni, che “Amare, significa essere assenti da sé stessi”. E non aveva certo tutti i torti.

Infatti è proprio quello che potrebbe succedere: d’ora in poi le strade neuronali dell’amore si dividono. Se hai incontrato un partner “sano” ritornerai presente a te stesso, se hai incontrato una persona affettivamente intermittente invece resterai nel loop della compulsione d’amore e della dipendenza affettiva, quella per cui incessantemente ricercherai la dose quotidiana dell’amato senza poter godere mai dell’appagamento che sogni.

Ma vediamo nel dettaglio della nostra chimica cerebrale cosa succede:

  • Partner sano: il cervello si abitua alla concentrazione esagerata di ormoni dell’amore. Proprio come ci si assuefà a una sostanza tossica, il nostro organismo si assuefà all’amato, alla sua costante presenza nella nostra vita. I livelli di dopamina scendono a favore di un innalzamento di quelli di serotonina e ossitocina. Mentre la prima stabilizza il tono dell’umore, la seconda, detta volgarmente “ormone dell’amore vero” promuove la stabilità della coppia. L’ossitocina viene rilasciata grazie al contatto fisico e alla vicinanza: il suo rilascio è favorito anche dalla sensazione di avere stabilmente accanto la persona amata e contribuisce pertanto a formare un vero e proprio legame di attaccamento. Ma perchè questo succeda il partner deve essere una presenza costante nella nostra vita e porsi come base sicura. Contemporaneamente vengono messe in circolo endorfine, una classe di molecole simile per struttura alla morfina, che hanno un effetto calmante e piacevolmente appagante. I sussulti del cuore dei primi tempi sono lontani, adesso ci si può finalmente rilassare e godere della fiducia e della stabilità che l’amato ci offre.

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  • Partner tossico (narcisista più o meno perverso): Il cervello non si abitua mai alla concentrazione esagerata di ormoni del piacere. L’assuefazione è impossibile perché l’amato non la permette. Il proverbiale “entra ed esci” dalla relazione del narcisista, la somministrazione intermittente del legame (oggi ci sono, domani chissà), il senso di precarietà sentimentale che trasmette ogni giorno con tutte le sue ambiguità ed incertezze sentimentali producono una dipendenza sempre maggiore: inseguimenti estenuanti, ostinati tentativi di indurre l’altro all’amore con strategie di seduzione, giochi psicologici e condotte a dir poco irrazionali che vìolano tanto la dignità di chi li compie quanto quella di chi li subisce. Tutto questo manda in cortocircuito il sisitema della dopamina e dell’ossitocina (lo vogliamo come e più del primo giorno), mantiene una riduzione dell’attività della corteccia prefrontale (perdiamo la capacità di giudicarlo per ciò che è), e una parziale disattivazione dell’amigdala (non capiamo il pericolo che corriamo a rimanere con lui). Siamo costantemente indotti dai nostri ormoni ad assicurarci la dose quotidiana di narcisista. La dopamina ci rende euforici all’idea di vederlo, i bassi livelli di serotonina ci inducono in uno stato d’ansia e ci spingono a cercarlo compulsivamente. La presenza intermittente del partner non permette all’ossitocina di stabilizzare la relazione. Siamo praticamente in astinenza fino alla prossima dose. E poi si ricomincia. L’appagamento è impossibile. La serenità pure.

Il cervello va in tilt: per quanto possa sembrare assurdo, ogni volta che veniamo abbandonati, continuano ad attivarsi nel cervello le stesse aree coinvolte nella fase dell’innamoramento, ovvero quelle che fanno capo al sistema dopaminergico della ricompensa. Stiamo male ma il cervello, ancora innamorato, non riesce a decodificare lo stimolo di dolore e continua integerrimo ad attivare le aree del piacere. Si sperimenta così un forte desiderio di unione con l’altro, si vive nella speranza di stare di nuovo insieme nonostante i suoi inaccettabili comportamenti. È come se, di fronte alla minaccia di essere lasciati o a separazioni brevi (6 mesi al massimo), si riaccendessero l’amore, l’attrazione, la passione.

È più facile, parlando di biochimica dell’amore, capire il motivo per cui non si fa che predicare come unica possibilità di uscire da una relazione con un narcisista patologico il no contact: se non ci si allontana dalla persona tossica, infatti, essa continuerà ad agire la stessa azione stupefacente sul cervello.

Solo allontanandosi la nostra affascinante materia grigia potrà finalmente registrare un’informazione nuova: la relazione è finita. FI-NI-TA.

Da questo momento tu e il tuo cervello potrete iniziare la vostra elaborazione del lutto. Durerà da un minimo di otto mesi a circa un anno e mezzo, ammesso che il processo fili liscio. Il circuito della ricompensa si spegnerà. Re carnevale sarà bruciato. Caleranno a picco i livelli di dopamina e di ossitocina, l’insula e il cingolato mostreranno un’attivazione di gran lunga inferiore a quella che si registra negli amanti felici. I livelli di serotonina precipiteranno: siete depressi. Vi sentirete soli e avrete la sensazione di essere in pericolo. La sua mancanza vi farà tanto male da indurvi a credere che non sopravvivrete a questo dolore: è l’amigdala, ha ripreso a funzionare e vi avverte del pericolo della solitudine. Si attiveranno nel cervello le aree cerebrali deputate alla registrazione del dolore fisico: per questo ti sembrerà di avere il cuore spezzato. Fa male, lo so. Ma almeno il cervello ha ripreso a funzionare correttamente: adesso che non è più di fronte all’ennesima minaccia di abbandono ma è di fronte all’evidenza dell’abbandono può disattivare i centri del piacere e attivare coerentemente quelli del dolore, così che tu possa smettere di cercare il partner compulsivamente e di confondere l’ebrezza con l’amore. Il tuo cervello comincerà pian piano a ritrovare lucidità anche se tu ti senti ancora confuso. La corteccia prefrontale riprenderà la sua normale attività: è tornato il lume della ragione! L’illusione dell’uomo straordinario potrà così svanire e lasciare spazio ad una immagine più realistica di lui: hai incontrato un narcisista, ti ha risucchiato energia e vitalità, ha detto di amarti e invece non è mai stato in grado d’amare nessuno.

Pensavi fosse amore e invece era un abuso!

Come vedi il tuo cervello ha bisogno di non entrare in contatto con i messaggi ambigui che il narcisista costantemente invia per ricominciare a funzionare. Per quanto il nostro cervello risulti essere il risultato di 4 milioni di anni di evoluzione, infatti, niente può di fronte a una così elevata portata di tossicità se non difendersi, tenendosi alla larga.

Hai mai visto un tossicodipendente smettere gradualmente, somministrandosi una dose d’eroina ogni tanto?

Non credo. Una dipendenza va interrotta, non gestita.

E dunque non commettere l’errore di pensare che potresti riuscirci tu: sarà anche vero che al cuor non si comanda ma, a quanto pare, nemmeno al cervello innamorato!

Silvia Pittera, Psicologa – Psicoterapeuta.

[P.S. se l’argomento ti interessa ti consiglio di leggere “Il cervello in amore” di Grazia Attili.  Alcune delle informazioni che hai letto in questo articolo sono tratte dal suo libro!].

17 pensieri su “Il cervello innamorato. Biochimica dell’amore e della dipendenza affettiva.”

  1. Io ho smesso di “drogarmi” da circa un mese…… È dura ma questo articolo mi ha strappato un sorriso e mi ha fatto sentire un po’ meno in colpa per essere finita così ingenuamente nella trappola del predatore…..

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  2. Buongiorno, mi spaventa leggere che dopo 8 mesi cambierà lo stato del cervello…è proprio così? dopo quasi tre mesi di no contact e di malessere continuo ora mi sembra di stare un pò meglio…ho paura a ricadere nel baratro. starò peggio? scusi ma sono un ‘altalena e ho tante paure. grazie

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  3. Gentilissima dottoressa Pittera
    Sono un Coach. Volevo solo dirle che ha fatto un articolo straordinario che mi ha insegnato davvero tanto, tenuto conto che sono un appassionato di neuroscienze, del funzionamento del cervello e dell’intelligenza emotiva. Grazie infinite e Buon 2019

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  4. Gentilissima Dottoressa, non so come ringraziarla per questo articolo. Sono in No Contact da 2 mesi finalmente consapevole,voluto e totale dopo essere scappata dal np. Ho continui avanti e indietro benché effettivamente aver interrotto la catena di abusi sia stata una grande liberazione. Ora capisco cosa mi fa tornare indietro grazie al suo articolo perché a volte ci si scoraggia molto. Vorrei chiederle una cosa che potrebbe aiutarmi molto a proseguire con determinazione il mio percorso: quando ho letto che ci vogliono 8 mesi mi sono allarmata. Io sono al secondo mese e noto che in un certo senso al posto di migliorare le crisi di astinenza sono più forti. È come se più passa il tempo e più l’astinenza aumenti. È normale secondo la sua esperienza questa sensazione? Perché in un certo senso mi scoraggia un bel po’ e avrei bisogno di un po’ di incoraggiamento non avendo mai conosciuto una donna che è già passata in queste fasi di recupero. Lei ha curato tante pazienti vorrei solo capire se le dinamiche del mio cervello sono normali e questo apparente peggioramento è fisiologico e andrà migliorando man mano. Ogni giorno è diverso dall’altro a volte sono su di giri a volte sono immobile e piena di ansia e tristezza. Vorrei solo sapere se è tutto nella norma! La ringrazio infinitamente se potrà darmi qualche spunto per proseguire al meglio il mio recupero.
    Nel frattempo ho reintegrato parecchie cose, amiche, ballo, serate, sport e sto cercando lavoro perché sono pure rimasta disoccupata e senza soldi avendomi portato via tutto questo fantastico individuo! (O meglio l’ho permesso io sotto i fumi del rimbambimento totale!!!)
    Un caro saluto

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  5. Salve dottoressa, mi sono iscritta ora. Ho trovato i suoi articoli molto interessanti ed esplicativi. Purtroppo razionalmente è tutto abbastanza chiaro, corrispondente e tutto che deve portare a far dire di essere fortunata ad essermi liberata da questo carnefice violento e spietato, sadico, mascherato, all’inizio, da innamoratissimo, brillante, speciale e che avrebbe desiderato condividere la sua vita con me. Ma i sentimenti e la parte emotiva non ce la fanno, viaggiano su un altro piano e sentono il dolore e non sanno darsi pace perchè hanno creduto in quell’amore, hanno dato fiducia e speranza, hanno pensato e creduto di vivere e condividere momenti intensi, veri e sinceri con questa persona che appariva così mervigliosa… Ora la stanchezza e la deprivazione di energie non mi consente al momento di raccontare la storia, ma il copione sembra essere simile per tutte. Posso solo dire che quel sogno è diventato un incubo, in un’escalation di svalutazioni poi umiliazioni sempre più gravi e sempre più forti quando stavo più male, con minacce, intimidazioni, fino ad istigarmi al suicidio e a sghignazzare pensandomi morta mentre tremavo e avevo i battiti cardiaci altissimi, tanto che sono finita in ospedale, dopo che infieriva in maniera sadica, piu ero inerme e piu infieriva fino ad arrivare a dirmi che lo avrei dovuto ringraziare per non avermi uccisa, perchè ero da uccidere… Io non riesco a crederci, non riesco a riprendermi, è un incubo inaccettabile. Mi sento distrutta, non riesco ad essere piu me stessa, sono paralizzata dal dolore e schiacciata dai sensi di colpa di colpe che non ho ma di cui mi ha fatto continuamente carico fino a sentirmi colpevole di tutto, pur sapendo che non lo sono razionalmente, ma sono tuttavia bloccata, schiacciata e soffocata dal senso di colpa e dall’incpacità di credere e accettare che quella bella persona che sembrava è un mostro senza scrupoli, sadico, violento che non si fermava neanche di fronte al rischio che stavo per morire, ma anzi ammettendo che avrebbe voluto farlo e che sperava che accadesse. Non lo posso credere… sono stata un mese in no contact, terrorizzata dal fatto che potesse ferirmi ancora anche con una sola parola, con un tono… ci riesce e lo fa. Non sono piu la persona che ero, vitale, spontanea, allegra, piena di impegni ed energie…non mi riconosco e non mi riconoscono piu, non riesco piu a prendermi cura dei mie cari e questo mi ferisce ancora di piu. Non riesco piu ad affacciarmi al mondo, è come se dovessi sempre chiedergli il permesso, avere la sua approvazione temendo i suoi feroci giudizi e colpe. NOn ci posso credere che è la stessa persona che rideva, scherzava, mi leggeva poesie, con cui passeggiavo e ci scambiavamo promesse e momenti romantici, che diceva di voler affrontare qualsiasi cosa con me, che ero la sua donna ideale, che lo rendevo felice, etc etc, per poi dirmi e farmi le cose peggiori, denigranti e umilianti, violente, senza scrupoli, senza pietà. infierendo, godendo nel vedermi distrutta. Non ce la faccio, sto troppo male, non ci posso credere. Non so cosa fare. Vorrei che si rendesse conto del male che mi ha fatto, basta guardare la mia foto… sono irriconoscibile. Mi si è bloccato il ciclo da sei mesi, dalla sua prima grave aggressione, dove per la prima volta ho visto il mostro che nascondeva dietro la maschera di amorevolezza, gentilezza e premura. Mi sento finita, proprio quando la mia vita sembrava andare bene… ora è tutto distrutto, dal mio essere, al mio lavoro, alla mia salute, al mio rapporto con il mondo. La serenità interiore che avevo è sparita ed ora sono perennemente addolorata e angosciata, piena di perchè e di dolore misto a rabbia verso di lui e me stessa per le gravissime umiliazioni e violenze psicologiche, ma sfociate anche sul piano fisico,subite. Mentre inveiva e mi aggrediva diceva che lo stavo facendo io, mentre mi insultava e mi minacciava diceva a me di essere violenta e poi che io lo rendevo una persona peggiore e che mi odiava. Se cercavo di parlarci con calma inveiva con le parole e con tutto il corpo con movimenti incontrollati e spaventosi, scomposti e minacciosi. Avrei voluto solo chiarire e capire il perchè… E ancora la sua influenza malevola continua ad avere effetti devastanti su di me, anche se non lo sento. Guardo a volte il suo profilo e vedo con quanta spocchia e naturalezza si esprime parlando contro la violenza e gli abusi… come se la vittima fosse lui. E soffro terribilmente perchè non ha mostrato nessun dispiacere per lo stato in cui mi ha ridotta, perchè continua a darmi colpe che non ho e che sono intenzioni che mi attribuisce ma che sono solo nella sua testa. Io sento il bisogno di parlarci e di capire perchè… di non sentire piu quell’odio e disprezzo appiccicato addosso che mi sta distruggendo, e non sopporto di vedermi ridotta così per essermi fidata, per aver amato. Lo so che non c’è modo di confrontarsi, ormai l’ho capito e dopo aver visto che avrebbe voluto uccidermi, prima psicologicamente e temo ci sia riuscito , e poi anche fisicamente, non posso, come speravo, pensare di essermi sbagliata. Vorrei parlarci e liberarmi delle colpe terribili con cui mi ha lapidato, avere l opportunità di esprimermi senza essere zittita altrimenti… Vorrei non avere paura ma sembra che solo lui, la sua “assoluzione”, la possibilità di ritrovare quello sguardo iniziale che sembrava e ho creduto umano, quella persona con cui ho vissuto amore, tenerezza, passione possano ridarmi chi ero. Questa non è vita, non ce la faccio più. Dovrei iniziare la psicoterapia ma non sono più nelle condizioni per poterlo fare, e ho paura che non potrò farcela in ogni caso. Era una persona di cui mi fidavo tantissimo, è una persona insospettabile che professa l’opposto di quello che è e fa, e questo fa ancora piu rabbia, perchè così mi ha agganciata e perchè appare al mondo il paladino della non violenza ed è un sadico! Dovrei avere solo rabbia, denunciarlo, odiarlo, e invece on so cosa fare, continuo ad avere bisogno di questa specie di “assoluzione”, che ci sia la possibilità di chiarire senza che mi aggredisca… mi faccio pena da sola, lo so. Non so se interrompo il no contact cosa accadrà ma ho bisogno di trovare un modo di parlarci senza che mi aggredisca e di liberarmi dagli atroci sensi di colpa con cui mi ha sotterrata… almeno quello, un chiarimento senza aggressioni. Vorrei tornare la donna libera, spontanea, attiva che ero ma temo che sia perduto tutto per sempre e che la mia vita sia rovinata. Scusate lo sfogo enorme, e grazie per il sostegno importante che da a chi cade in queste trappole infernali

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    1. Salve vithanna, rileggendola noto con grande dispiacere che parla di sé e di questa storia con un’arrendevolezza che lascia spiazzati: “Non riesco a crederci, non riesco a riprendermi, mi sento distrutta, non riesco a essere più me stessa, sono paralizzata… sono bloccata, schiacciata e soffocata…non riesco a prendermi cura dei miei cari”. E ancora “Non ce la faccio, sto troppo male”.
      E potrei continuare.
      Credo che sia arrivato il momento di cominciare a cambiare il modo in cui narra a se stessa questa storia: “non ci posso credere” va sostituito con “è successo, devo farmene una ragione”. Sí, perchè queste cose accadono, i disturbi di personalità esistono e fanno male. “Sono distrutta, non ce la faccio” va sostituito con “sono molto provata adesso, ma passerà e starò meglio”.
      E poi deve fare un’altra cosa: lasciare andare l’idea di un chiarimento: è come svuotate l’oceano con un cucchiaino. Pensi di stare progettando questo: svuotare davvero l’oceano con quel cucchiaino minuscolo! Lo vuole fare? Usi quelle energie per riprendersi, piuttosto. E cominci proprio dalla psicoterapia, funziona, ma deve dirselo che funzionerà, ci deve credere. Non posticipi ancora. Ogni giorno perso è un giorno che regala ancora a lui.
      In bocca al lupo di vero cuore.

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      1. Cara dottoressa, è vero ma quello che mi è successo è troppo doloroso, era una persona di cui mi fidavo, che stimavo, che amavo e che mi ha conquistata con “armi” che mai avrei creduto fossero da fuoco. Se cose di questo tipo possono accadere quando si è giovani non so, forse è diverso, ma superati gli anta, quando pensi che non ci dovrebbero essere inganni per portarsi al letto una persona o intenzioni malevole addirittura, intenti di distruggere, come si può farsene una ragione… da parte di una persona che appare l’opposto di ciò che è e che è abile a mostrarsi diverso. Lo so, dovrei, ma non ci riesco, quello che ho vissuto con questa persona che sembrava idilliaco si è trasformato in un incubo e davanti ai miei occhi ho visto una mostruosità incredibile, una ferocia scioccante che non riesco ad accettare, a passare oltre, come se quelle immagini, quelle parole e quella spietatezza fossero rimaste impresse nella mia mente pietrificandomi. Non riesco a crederlo. Non vogliio essere ripetitiva, ma forse non riesco a descrivere il dolore e ciò che ho vissuto credendolo amore vero e poi l’inferno. Sì l’idea del chiarimento è impossibile da realizzare, già ho provato e ho subito solo altri insulti, minacce e umiliazioni. E pensare che nei momenti romantici mi diceva che avremmo impostato il rapporto sul dialogo, e che avremmo affrontato insieme qualsiasi cosa. Momenti fortemente romantici e intensi che si sovrappongono a momenti di violenza, rabbia, umiliazioni, il suo infierire senza pietà… e fatti dalla stessa persona. Sarà un mio limite ma è sconcertante, è scioccante. La ringrazio degli auguri, io spero davvero di tornare ad essere la persona che ero, serena, allegra, di incoraggiamento per tutti tanto da essere spesso un punto di riferimento per tante cose, ma sono sincera quando le dico che non mi ritrovo più, e che sembra tutto perso. O almeno questa è la mia più grande paura, e ho somatizzato al punto che non riesco piu a dormire e il ciclo si è bloccato (amenorrea ipotalamica da stress, ha detto la ginecologa). Non vorrei altro che sentirmi libera da condizionamenti, sensi di colpa e paure, ritrovare la serenità e la spontaneità che avevo, la forza di affrontare la vita nonostante le tante difficoltà. Vorrei non essere così arrendevole ma mi sento svuotata di energie, persa, non riesco a ritrovarmi e sono bloccata in tutto. Il desiderio di chiarire è la speranza a cui mi aggrappo, l’unica che al momento sembra darmi sollievo per ripartire, e sicuramente o forse è un’illusione. Ma è come se la mia vita fosse nelle mie mani, manipolata, guidata da fili, anche se è inaccetabile razionalmente questo pensiero. Il chiarimento, che si è rivelato un’aggressione, è ciò che desideravo fosse alla pari, che rimettesse un po’ di ordine in questo mare di accuse, incomprensioni, veleno, che restituisse un aspetto minimamente umano a questa situazione. Cercherò di iniziare la psicoterapia il prima possibile, appena sarò nelle condizioni di farlo, intatno la ringrazio di cuore

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  6. Ciao Vithanna, il tuo racconto mi ha commossa tanto, mi rivedo in te e in lui rivedo mio marito..vivo la tua stessa arrendevolezza con il desiderio profondo di chiarire le situazioni che creano a regola d’ arte per ferirti, umiliarti, svalutarti, ucciderti dentro e anche fuori con un escalation di aggressività fisica e verbale che per chi non vive queste situazioni sarebbero impossibili solo anche immaginare che possano accadere..ti auguro profondamente che tu possa ritornare a vivere serena e a ritrovare fiducia e un amore vero..e questo è l’ augurio che faccio anche a me stessa e a tutte le vittime di questi esseri..ti abbraccio forte

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  7. Buona sera dottoressa, ho vissuto una storia di dipendenza affettiva dove però il dipendente ritengo fosse lui… Io non penso di essere narcisista, mi sono interrogata decine di volte su questo, piuttosto una donna come la descrive lei in altri post. Affamata di attenzioni e di amore, bisognosa di conquistare qualcuno purchessia. Lui mi bombardava di attenzioni, dichiarazioni, regali, parole dolci, gesti concreti, amore, ascolto, protezione e… ansia, controllo, gelosia, bisogno di conferme, insoddisfazione per la mia insufficiente capacità di donarmi, di desiderio di fondermi… Io diventavo insofferente, frustrata, rabbiosa, confusa, apatica, indecisa, aggressiva, incostante e sempre più isolata dalle amiche. C’è stato un addio repentino (mio) ed un ritorno con promesse di cambiamento (sue), finché ho scoperto che frequentava altre. Ora è finita, da dieci mesi, ma è stata durissima e ancora mi sento come descrive lei in questo illuminante articolo. Credo di aver fatto passi avanti ma ho dei grandi momenti di dolore ed esplosioni di rabbia tuttora. Soprattutto continuo ad esser confusa sul mio ruolo in questa vicenda: vittima o carnefice o più probabilmente entrambe e fatico a darmi pace. Ha qualche consiglio per me? Grazie.

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  8. Buonasera.Ho avuto una relazione con un no durata un anno e sei mesi.Ovviamente con tanti tira e molla.La mia storia con lui è finita per me a luglio.Ogni volta che tornavo era per capire se mi ero sbagliata.Se era solamente e scusi il termine uno stronzo come ci sono tanti.Non ho la certezza che sia un np ma sicuramente è un sadico manipolatore.L’ho sempre lasciato io.Ho fatto dal mese di novembre fino a marzo no contat pero’ non come doveva essere fatto.La lontananza mi ha fortificata.Mi sono riavvicinata per una cosa strana con il mio cane che era sparito e ce l’aveva lui.Credo che l’abbia fatto a posta sinceramente.Da quel momento sono stata raggiungibile.Infatti lui mi mandava messaggi ma io non rispondevi volevo essere forte.Pensavo di avere acquistato potere su di lui.Non ho mai accettato la dipendenza.Ho sempre pensato di riuscire a superarla anche con i suoi stupidi messaggi che ogni tanto mandava..L’ultima volta che mi ha ripescata è stato a marzo ma ho voluto io farmi ripescare.Purtroppo ti lasciano dubbi e allora ho provato a giocarci io.Ho ripreso la relazione ma da lontano per via del coronavirus.Mi chiamava e messaggiava tutti i giorni.Poi è arrivata la risposta che cercavo.Sicuramente gli pensava stare da solo e allora riempiva gli spazi con me.Cercava di darmi vermi come si fa con i pesci per farli venire in superficie ma io sono riuscita a contromanipolarlo e a tenere sempre la testa immersa.Non ho mangiato un suo verme.Una sera poi gli ho fermato il gioco.Facendogli capire con una storiella di andare a giocare con un altro giocattolo perché io non ero più un giocattolo adatto a lui.Questo non l’ha fermato mi mandava messaggi e se vedeva che non li guardavo mi chiamava.Ieri mi ha messaggiato chiamata più volte ma non ho risposto.Gli ho mandato una melodia la sera tardi.Per me era come un addio e un basta per me.Avevo così tanta consapevolezza ero sicura di quel basta dato ormai da tempo.Pensavo di essere riuscita a tenergli testa a chiudere e invece sono qui a pensarlo.Viene la domanda stupida se vuole.Se lui è la mia droga.Sara’sempre cosi’con lui.Non potrò mai neanche rivederlo.Speravo che la dipendenza piano piano svanisse e uscisse fuori l’indifferenza.Poi saputo della dipendenza chimica e ovvio che non è così.Dovro sempre stargli alla larga anche fra qualche anno.Quindi ha vinto lui.Spero che abbia capito quello che voglio dirle.Qui non deve vincere nessuno e io devo riuscire a stare bene.Questo lo so.Pero per me sarebbe stato importante andare avanti per la mia strada dimostrandogli che posso fare a meno di lui.Grazie.Vorrei anche avere più spiegazioni sulla dipendenza chimica.Per guarire basta stargli lontano?.O bisogna fare delle cure con psicologici..?Arrivedercie grazie nuovamente.

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